La sacra immagine della B.V. Assunta di Rio Secco

Il quadro della Madonna di Rio Secco è stato attribuito al pittore Pietro Marone (1545-1625): Maria Assunta è appoggiata su una nuvoletta e sostenuta da quattro angioletti.

I colori dell’abito della Vergine rosso e azzurro esprimono l’unione del cielo e della terra, dell’umanità e della divinità che si uniscono in Maria.
Il quadro è stato trafugato nel 1994, in seguito ne è stata fatta una copia, tutt’ora presente nel santuario. Nel 2009 l’originale del quadro è stato ritrovato ed è custodito nella parrocchiale di Capovalle.


Schedatura dell'opera. Esame di storia dell'arte moderna.

Pietro Marone  (Brescia 1548 - 1603)

 Assunta Olio su tela 151 x 85,5 cm

 Parrocchiale di San Giovanni Battista, Capovalle.

L'opera, in origine situata nel santuario della Madonna di Rio Secco di Capovalle in Valle Sabbia (Brescia), fu trafugata il 27 settembre 1994 per poi essere ritrovata e riconosciuta nel 2009 in occasione di una mostra organizzata da Angelo Paderni e dal comune di Chiari. Leggendo un articolo del Giornale di Brescia che tratta dell'argomento, alcuni abitanti, accortisi della somiglianza tra il quadro trafugato e quello appena assegnato al Marone lanciarono opportunamente l'allarme[1] . La notizia si diffuse rapidamente e la questione si risolse il 16 novembre 2009, allorchè l'Assunta fu consegnata dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Monza al sacerdote Pellegrini Federico (Direttore dell'Ufficio beni culturali ecclesiastici della Curia di Brescia)[2]. Si pensò quindi di riposizionarla nel Santuario di Rio Secco, ma per garantire una migliore sicurezza il parroco Angiolino Cobelli scelse la Parrocchiale di Capovalle, dotata di un sistema di allarme. L'opera si presenta in buono stato di conservazione; durante la sua assenza, tuttavia, è stata probabilmente ritoccata, almeno parzialmente: rispetto alle fotografie scattate prima del furto si notano infatti alcune differenze nei colori (detto ciò non esiste alcuna relazione di restauro quindi ogni giudizio a riguardo risulta azzardato).

La tela raffigura Maria, la madre di Dio, che viene assunta in cielo sulle nuvole, sostenuta da quattro putti. Durante l'Assunzione, Maria, terminato il corso della propria vita terrena, fu trasferita anima e corpo in Paradiso: essa sta per entrare nel regno dei cieli come si comprende, in questo caso, dalla variante cromatica che segna lo stacco tra la terra e il mondo divino. Oltre al nimbo, essa porta un mantello blu con una veste rossa che copre un'appena percettibile sottoveste di color giallo oro (se ne intravedono le maniche). I capelli, raccolti in due trecce, scompaiono sotto il velo bianco. Gli angioletti che sorreggono la figura presentano un piumaggio cromaticamente variabile (nella parte superiore delle ali si alternano i colori verde, giallo, arancione e rosa).

Quest'opera non ha avuto alcuna fortuna critica, eccetto l'attribuzione a Pietro Marone formulata oralmente da parte di Angelo Loda e Fiorella Frisoni nel 2009. Nell'inventario dei beni ecclesiastici della parrocchia, che risale al 1990 redatto da don Ivo Panteghini, l'opera era semplicemente datata nel XVI secolo. Vista la mancanza di pezze d'appoggio documentarie, l'attribuzione a Marone va confermata sulla baste del confronto con altri tre lavori del pittore, la cui datazione è abbastanza sicura: l'Assunzione (1590)[3] in Santa Maria dei Miracoli a Brescia, la Madonna Assunta di Lovere (1593)[4] e la Disputa di Gesù fra i dottori del tempio (1595-1600)[5] che proviene dal parlatorio delle monache della chiesa benedettina di Santa Giulia. Nell'Assunzione bresciana e nell'Assunta di Lovere ritornano, rispetto a Capovalle, i medesimi profili degli angioletti, ricalcati su Moretto, del viso della Assunta capovallese e di quello dell' angelo che suona una piccola arpa a sinistra della Vergine di Lovere: il modo di tenere i capelli e lo sguardo sono molto simili. Il Marone tratta nella stessa maniera anche il tema del passaggio dalla terra al cielo: le gradazioni vanno dal terrestre azzurro all'oro celeste tramite il verde e il rosa. La Disputa di Gesù fra i dottori del tempio parrebbe però essere l'opera più significativa, in quanto presenta tratti inconfondibili dello stile del Marone, condivisi anche dalla nostra tela. Le lumeggiature che fanno emergere i panneggi degli abiti del Cristo (si notino in particolare le maniche e la parte centrale) sono le stesse della veste dell'Assunta; molto simile è anche la disposizione delle braccia, delle mani e del viso: naso, bocca e capelli sono dipinti allo stesso modo, con dolcezza e semplicità, caratteristiche che rendono molto espressivi i soggetti trattati. Da notare, sempre nella Disputa, la figura della Madonna, sulla sinistra: vestiti, atteggiamento, colori accesi in una gamma formata, ancora, dal rosso, da blu e dal bianco!

Non è dunque improbabile che il Marone abbia composto la tela capovallese negli anni novanta del cinquecento, un periodo per lui di grande intensità lavorativa. Da pochi anni aveva terminato di eseguire le tele per il plafond del soffitto di San Pietro de Dom a Brescia, insieme a Tommaso Bona. Proprio in seguito alla concorso per la tela di Santa Maria dei Miracoli otterrà una certa fortuna in ambito locale, tanto che "con una serie di tele arricchì le chiese del territorio bresciano e bergamasco"[6].

 Matteo Eggiolini

 

Bibliografia.

 A.Loda, Pietro Marone, ambito, in Quattrocento e Cinquecento, catalogo della Pinacoteca Tosio-Martinengo, Brescia 2014, a cura di Elena Lucchesi Ragni, pp. 301-302.

 F.Frisoni, Pietro Marone e Tommaso Bona, le "Storie di San Pietro" nell'antica cattedrale, in Brescia nell'età della maniera, catalogo della mostra (Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo) a cura di R. Stradiotti ed E. Lucchesi Ragni, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, novembre 2007, pp.81-95, 194-199 [e schede critiche, pp. 200-214].

 Gianni Pittiglio, Marone, Pietro, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 70, Roma 2007, pp. 658-660.

 I. Panteghini, L'assunzione di Maria vergine, schedatura beni culturali della Diocesi di Brescia, 1990.



[1]    T. Zana, Scoperta a Chiari:«Quello è un Pietro da Marone», in Giornale dei Brescia, 09 settembre 2009, pp. 28-29

[2]    Ministero per i beni e le attività culturali, verbale di dissequestro e restituzione del dipinto MadonnaAssunta

[3]    Rimando al sito www.diocesi.brescia.it nella sezione "Museo diocesano" in cui si spiega la storia della produzione delle tele del presbiterio di Santa Maria dei miracoli a Brescia nel 1590

[4]    Pittiglio, 2008

[5]    Loda, 2014 pag 301

[6]    Pittiglio, 2008


Settembre 2009: La madonna di Rio secco torna tra noi

In occasione di una rassegna di opere d’arte Angelo Loda, il sovrintendente delle Belle Arti di Parma e Piacenza, scopre tra alcune tele di medio valore un dipinto che attribuisce a Pietro Marone (artista bresciano vissuto dal 1548 al 1603).

La notizia riportata il 9 settembre scorso da un quotidiano locale, il Giornale di Brescia, consente il riconoscimento da parte degli abitanti di Capovalle di quel dipinto che, quindici anni or sono era stato trafugato dal Santuario della Madonna di Rio Secco, luogo molto caro agli abitanti sia di Capovalle, sia dei paesi limitrofi (il Santuario è stato infatti, a memoria d’uomo, meta di pellegrinaggi e rifugio spirituale soprattutto nei momenti di difficoltà). L’entusiamo evocato dall’immagine pubblicata, purtroppo però non trova conferma nell’articolo che l’accompagna: dal testo si apprende che questo quadro appartiene ad uno studio d’arte.

La fiamma nel cuore dei capovallesi ormai è stata accesa: in poche ore le forze dell’ordine (Carabinieri di Idro) vengono informati della somiglianza con il quadro che nel 1994 era stato rubato dal santuario. Le indagini vengono affidate ai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, che dopo qualche giorno sequestrano l’opera.

Il mistero non è ancora risolto.

Sorgono alcuni problemi relativi sia alla datazione (la denuncia del quadro rubato collocava l’opera nel 1900), sia alle dimensioni della tela (è un po’ più piccola).

La passione che anima la parrocchia mette in gioco tutte le possibili energie per dimostrare che quella tela è veramente “la Madonna di Rio Secco”.

Un’accurata ricerca nell’archivio parrocchiale porta alla luce un inventario datato 1990, in cui si attesta ufficialmente che la Madonna Assunta di Rio Secco è un opera del XVI secolo.

Una prova fatta direttamente al santuario, inoltre, mostra una chiara traccia lasciata dall’arco della cornice che l’aveva conservata per molti anni.

Ora le prove sono inconfutabili: la tela del 1500 è davvero la “Madonna di Rio Secco”.

L’8 dicembre, dopo tre mesi, il quadro ritorna a Capovalle.