Schedatura dell'opera. Esame di storia dell'arte moderna.
Pietro
Marone (Brescia
1548 - 1603)
Assunta Olio su
tela 151 x 85,5
cm
Parrocchiale
di San Giovanni Battista, Capovalle.
L'opera, in origine situata nel santuario della Madonna
di Rio Secco di Capovalle in Valle Sabbia (Brescia), fu trafugata il 27
settembre 1994 per poi essere ritrovata e riconosciuta nel 2009 in occasione di
una mostra organizzata da Angelo Paderni e dal comune di Chiari. Leggendo un articolo del Giornale di Brescia che
tratta dell'argomento, alcuni abitanti, accortisi della somiglianza tra il
quadro trafugato e quello appena assegnato al Marone lanciarono opportunamente
l'allarme[1] . La notizia si diffuse rapidamente
e la questione si risolse il 16 novembre 2009, allorchè l'Assunta fu
consegnata dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Monza
al sacerdote Pellegrini Federico (Direttore dell'Ufficio beni culturali
ecclesiastici della Curia di Brescia)[2]. Si pensò quindi di
riposizionarla nel Santuario di Rio Secco, ma per garantire una migliore
sicurezza il parroco Angiolino Cobelli scelse la Parrocchiale di Capovalle,
dotata di un sistema di allarme. L'opera si presenta in buono stato di conservazione;
durante la sua assenza, tuttavia, è stata probabilmente ritoccata, almeno
parzialmente: rispetto alle fotografie scattate prima del furto si notano
infatti alcune differenze nei colori (detto ciò non esiste alcuna relazione di
restauro quindi ogni giudizio a riguardo risulta azzardato).
La tela raffigura Maria, la madre di Dio, che viene
assunta in cielo sulle nuvole, sostenuta da quattro putti. Durante l'Assunzione,
Maria, terminato il corso della propria vita terrena, fu trasferita anima e corpo
in Paradiso: essa sta per entrare nel regno dei cieli come si comprende, in
questo caso, dalla variante cromatica che segna lo stacco tra la terra e il
mondo divino. Oltre al nimbo, essa porta un mantello blu con una veste rossa
che copre un'appena percettibile sottoveste di color giallo oro (se ne
intravedono le maniche). I capelli, raccolti in due trecce, scompaiono sotto il
velo bianco. Gli angioletti che sorreggono la figura presentano un piumaggio
cromaticamente variabile (nella parte superiore delle ali si alternano i colori
verde, giallo, arancione e rosa).
Quest'opera non ha avuto alcuna fortuna critica, eccetto
l'attribuzione a Pietro Marone formulata oralmente da parte di Angelo Loda e
Fiorella Frisoni nel 2009. Nell'inventario dei beni ecclesiastici della parrocchia, che risale al 1990 redatto da don
Ivo Panteghini, l'opera era semplicemente datata nel XVI secolo. Vista la
mancanza di pezze d'appoggio documentarie, l'attribuzione a Marone va
confermata sulla baste del confronto con altri tre lavori del pittore, la cui
datazione è abbastanza sicura: l'Assunzione (1590)[3] in Santa Maria dei Miracoli a
Brescia, la Madonna Assunta di Lovere (1593)[4] e la Disputa di Gesù fra i
dottori del tempio (1595-1600)[5] che proviene dal parlatorio
delle monache della chiesa benedettina di Santa Giulia. Nell'Assunzione
bresciana e nell'Assunta di Lovere ritornano, rispetto a Capovalle, i
medesimi profili degli angioletti, ricalcati su Moretto, del viso della Assunta
capovallese e di quello dell' angelo che suona una piccola arpa a sinistra
della Vergine di Lovere: il modo di tenere i capelli e lo sguardo sono molto
simili. Il Marone tratta nella stessa maniera anche il tema del passaggio dalla
terra al cielo: le gradazioni vanno dal terrestre azzurro all'oro celeste
tramite il verde e il rosa. La Disputa
di Gesù fra i dottori del tempio parrebbe però essere l'opera più
significativa, in quanto presenta tratti inconfondibili dello stile del Marone,
condivisi anche dalla nostra tela. Le lumeggiature che fanno emergere i
panneggi degli abiti del Cristo (si notino in particolare le maniche e la parte
centrale) sono le stesse della veste dell'Assunta; molto simile è anche
la disposizione delle braccia, delle mani e del viso: naso, bocca e capelli
sono dipinti allo stesso modo, con dolcezza e semplicità, caratteristiche che
rendono molto espressivi i soggetti trattati. Da notare, sempre nella Disputa,
la figura della Madonna, sulla sinistra: vestiti, atteggiamento, colori accesi
in una gamma formata, ancora, dal rosso, da blu e dal bianco!
Non è dunque improbabile che il Marone abbia composto la
tela capovallese negli anni novanta del cinquecento, un periodo per lui di
grande intensità lavorativa. Da pochi anni aveva terminato di eseguire le tele
per il plafond del soffitto di San Pietro de Dom a Brescia, insieme a Tommaso
Bona. Proprio in seguito alla concorso per la tela di Santa Maria dei Miracoli
otterrà una certa fortuna in ambito locale, tanto che "con una serie di
tele arricchì le chiese del territorio bresciano e bergamasco"[6].
Matteo
Eggiolini
Bibliografia.
A.Loda, Pietro Marone,
ambito, in Quattrocento e Cinquecento, catalogo della Pinacoteca
Tosio-Martinengo, Brescia 2014, a cura di Elena Lucchesi Ragni, pp. 301-302.
F.Frisoni, Pietro
Marone e Tommaso Bona, le "Storie di San Pietro" nell'antica
cattedrale, in Brescia nell'età della maniera, catalogo della mostra
(Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo) a cura di R. Stradiotti ed E. Lucchesi
Ragni, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, novembre 2007, pp.81-95, 194-199
[e schede critiche, pp. 200-214].
Gianni Pittiglio, Marone,
Pietro, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 70,
Roma 2007, pp. 658-660.
I. Panteghini, L'assunzione
di Maria vergine, schedatura beni culturali della Diocesi di Brescia, 1990.
[1] T. Zana, Scoperta a Chiari:«Quello è un
Pietro da Marone», in Giornale dei Brescia, 09 settembre 2009, pp.
28-29
[2] Ministero per i beni e le
attività culturali, verbale di dissequestro e restituzione del dipinto MadonnaAssunta
[3] Rimando al sito www.diocesi.brescia.it nella sezione "Museo diocesano" in cui
si spiega la storia della produzione delle tele del presbiterio di Santa Maria
dei miracoli a Brescia nel 1590
[4] Pittiglio, 2008
[5] Loda, 2014 pag 301
[6] Pittiglio, 2008